La Rete possiede la capacità di rispondere a diversi bisogni, inclusi quelli di comunicazione e relazione, anche se spesso in modo illusorio, col rischio di “far cadere nella rete” l’utente, permettendogli di sperimentare vissuti importanti, solo idealmente “protetti”.
Quando tutto diviene possibile, si può essere o si può far credere di essere tutto ciò che si vuole, senza limiti di sorta che tengano ancorati alla realtà. Se questo può non avere grosse conseguenze in persone adulte e ben strutturate da un punto di vista della personalità, altrettanto non può dirsi per i ragazzi più giovani che ancora stanno evolvendosi, che sono in un’età delicata per quanto concerne la capacità di scegliere tra bene e male.
Alcuni esperti del settore usano la metafora di “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Nel mondo virtuale, proprio come accade alla protagonista della fiaba, i vari piani di realtà, inclusi sogno, immaginazione, ideale e fantasia, si confondono, si mescolano, sfumano e si sovrappongono tra di loro. Da questo miscuglio e confusione possono emergere incontri e scenari in cui è difficile orientarsi sia rispetto all’esterno sia rispetto a sé stessi. Può così diventare molto complicato sapere chi si ha di fronte, e ancor più grave, chi si è. Quando viene a mancare la distinzione tra reale e virtuale mancano anche le protezioni, i vincoli, i limiti, le responsabilità. Diventa così molto semplice inventare un ruolo, una parte, un modo di essere completamente distante dal proprio essere reale. Alcuni affermano che la possibilità di sperimentare “altri sé” potrebbe essere una risorsa che consente ai ragazzi di sperimentarsi anche in altri modi, comprendere quindi quali possono essere le conseguenze di un certo agire, comunicare molto diverso dal proprio. Altri ritengono invece che la presentazione di sé modificata, con aspetti caratteriali che esaltano solo i tratti positivi, porta a non sperimentare e consolidare la propria identità, esponendo i giovani tra l’altro al rischio di incontri che avvengono non tra individui, bensì tra “attori”.
Internet può, come anche la tv, alterare la percezione dello spazio e del tempo. Si può chattare, giocare per ore senza accorgersi del tempo che passa e di ciò che accade attorno, facendo perdere di vista impegni, compiti, scadenze etc.
Un altro aspetto da non sottovalutare è l’idea che le relazioni che si instaurano via internet siano facili da avviare, da gestire e da chiudere: tutto con un clic! Si alimenta l’illusione di scorciatoie, di poter evitare delusioni e sofferenze, frustrazioni, sottraendosi alle normali “fatiche” delle relazioni umane, alle fatiche del confronto con sé e con gli altri. Questi aspetti sono fondamentali per la crescita, per l’acquisizione di sicurezza nelle proprie capacità di affrontare le difficoltà e per superare le incertezze e le paure. Se tutto è semplice difficilmente di fronte alle “normali” difficoltà relazionali si avrà la competenza per superarle senza grosse difficoltà.
Gli adulti non sempre si preoccupano delle ore trascorse dai figli davanti al video, la percezione del figlio tra le mura domestiche fa sì che si senta meno il pericolo rispetto a quando il figlio è fuori casa: è come se i genitori avessero un’idea di maggior controllo. Si sottovalutano i pericoli e i rischi della Rete ritenendo ciò meno pericoloso del tempo trascorso fuori casa.
Ma è davvero così? Internet allora è un pericolo? La risposta non è né sì né no, poiché dipende dagli strumenti di prevenzione adottati.
Con strumenti di prevenzione intendiamo la prevenzione remota e la prevenzione immediata. La prevenzione remota è quella che viene messa in atto da tutte le figure educative che ruotano attorno al minore quotidianamente. La prevenzione immediata è quella tecnica, caratterizzata da sistemi di protezione e filtraggio del pc che evitano brutti incontri.
Il sistema educativo è di fondamentale importanza per chiunque. Da esso dipendono le capacità diverse di stare al mondo.
Compito degli educatori (non solo, quindi, dei genitori) è quello di aiutare i ragazzi, i bambini a crescere. Ognuno ha i propri valori di riferimento, ma l’obiettivo dell’educatore efficace è quello di fornire tutti gli strumenti che consentono di scegliere con consapevolezza e senso critico, di diventare autonomi e capaci di affrontare gli urti della vita.
È molto importante essere dei buoni ascoltatori: i ragazzi, i bambini esprimono le loro emozioni, i loro pensieri e se non ricevono attenzione viene a mancare il presupposto per l’instaurarsi di un dialogo costruttivo. Non è facile decifrare i loro messaggi, ma se ci si pone nell’ottica di essere interessati ai loro bisogni, alle loro passioni, e a ciò che pensano e provano, diventa meno difficile.
È prevenire il favorire quotidianamente le capacità di riflessione e di analisi, l’abitudine a ragionare in termini di causa-effetto, ma soprattutto aiutare i ragazzi a riconoscere, affrontare ed esprimere attraverso le parole i loro stati d’animo, le paure, le rabbie, le gioie, le sorprese, le incertezze, le frustrazioni e le tensioni che vivono giornalmente.
Aiutiamo i nostri figli se li ascoltiamo e cerchiamo di capire cosa ci stanno comunicando. Ascoltare significa non usare solo l’udito, ma anche gli altri sensi a nostra disposizione. Li aiutiamo se insegniamo il dialogo, cioè se li sosteniamo a raccontare e a raccontarsi, e noi per primi lo facciamo, fornendo un valido esempio o modello. Li aiutiamo se diamo loro regole chiare e certe, con conseguenze per il non rispetto delle regole altrettanto chiare. Regole anche sull’uso della tv, dei giochi elettronici, del pc e di internet. Se li aiutiamo a renderli maggiormente consapevoli del fatto che i loro comportamenti hanno delle conseguenze, spianiamo la strada allo sviluppo di meccanismi di autocontrollo.
Infine, li aiutiamo se favoriamo la creazione e il mantenimento di relazioni amicali tra pari e la partecipazione a gruppi in cui si è impegnati con diverse finalità (creatività, sport, associazionismo e interessi sociali o altro ancora).
Ovviamente questo tipo di prevenzione è più efficace se comincia presto, poiché pretendere di instaurare un dialogo assente, di punto in bianco, con un figlio di 16, non è impossibile, ma è certamente più complicato rispetto a un inizio in tenera età. Ma non bisogna perdersi d’animo! I nostri figli capiscono se e quanto siamo interessati, quanto ci preoccupiamo di loro, non per loro, ma di loro.
È ovvio che le loro curiosità hanno bisogno di essere soddisfatte e se le figure di riferimento sono a disposizione ecco che attraverso il dialogo si potrà soddisfare l’ansia di sapere e di crescere. Ma se le figure di riferimento sono assenti, il rischio è che il vuoto lasciato venga occupato da altri che definire “educatori” in certi casi proprio non si può. Internet, ad esempio può soddisfare le curiosità sul sesso. Se le risposte alle domande vengono date da enti, figure affidabili, siti riconosciuti come attendibili anche dalle autorità, ecco che i nostri ragazzi sono al sicuro, salvaguardati. Ma, se invece a rispondere è un adescatore di minorenni con finalità immorali e illegali?
Si tratta di un rischio non basso. Ed ecco che, così come proteggiamo i nostri figli dai pericoli, dalla violenza, dal razzismo o altre deviazioni dobbiamo farlo anche con Internet. Ai nostri figli insegniamo a muoversi fuori e dentro casa, a proteggersi dai rischi e dai pericoli in strada, altrettanto si deve fare per il mondo di internet. Il controllare non significa impedire ai ragazzi di usare internet, ma semplicemente fare in modo che usino la rete in modo idoneo rispetto alla loro età con tempi adeguati, tenendo presente la fascia di età.
- A 2-4 anni le attività on-line coinvolgono principalmente i genitori che mostrano ai bambini come funziona.
- A 5-6 anni inizia la volontà di usare il pc da soli e di navigare da soli.
- A 7-8 anni aumenta l’interesse per lo strumento internet
- A 9-12 anni i bambini sono già esperti di internet
- A 13-17 anni la tecnologia non ha più segreti per la maggior parte dei giovani
Mi preme sottolineare che in età prescolare i bambini hanno limitate capacità di concentrazione e si fanno attrarre e stimolare soprattutto da stimoli di tipo visivo. Il bambino si fida ciecamente degli adulti di riferimento e li segue ciecamente nell’utilizzo dello strumento (specie dei fratelli maggiori!). Ecco perché è importante fare da guida ai bambini e accompagnarli con il proprio esempio e non lasciarli mai da soli durante le attività sul web.
Attorno ai 6 – 8 anni comincia a formarsi il senso di identità morale e cresce l’interesse per le attività dei ragazzi più grandi. La navigazione ha un uso quasi esclusivamente ludico. Attorno ai 9 -12 anni cresce l’interesse per le attività dei pari e per il mondo. Internet viene usato per fare ricerche, scaricare musica, giocare. Anche in questo caso è importante non lasciarli soli davanti al web. Durante l’adolescenza c’è la messa in discussione delle regole finora acquisite e dei ruoli, c’è la ricerca dell’approvazione dei pari e il tentativo di non uniformarsi alle aspettative degli adulti. In questa fase è opportuno evitare le iscrizioni ai social network, proprio perché i ragazzi non hanno ancora la piena consapevolezza di sé e degli altri. In tarda adolescenza c’è la maturazione e la propensione ad accogliere nuove idee, manca ovviamente l’esperienza di vita. È fondamentale il ruolo dei genitori come guida, anche nell’uso del web.
Ma per fare da guida occorre conoscere la strada da percorrere. I ragazzi sono nati con internet, padroneggiano gli strumenti tecnologici molto più dei genitori. Occorre quindi lavorare su se stessi per imparare i nuovi linguaggi digitali, ed essere così più consapevoli dei pregi e dei difetti del web. La conoscenza aiuta a discriminare contenuti adatti e non per i propri figli, aiuta a individuare precocemente i pericoli che si annidano dietro un forum o una chat.
La prevenzione remota, come detto, aiuta a far sviluppare nei ragazzi una coscienza critica e la consapevolezza che le figure di riferimento ci sono e sono disponibili a proteggerli.
La prevenzione immediata consente, attraverso i vari sistemi di filtraggio dei contenuti, di “controllare” che non passino messaggi pericolosi.
Alcuni suggerimenti… oltre all’uso di tecniche informatiche di filtraggio, cercare per quanto è possibile di porre il pc in un luogo accessibile a tutta la famiglia, la presenza di un adulto può dissuadere eventuali “adescatori” e contemporaneamente può aiutare la presa di coscienza critica su quanto visto nel web. Limitare il tempo di navigazione, in modo da lasciare spazio ad altre attività, e aiutare i bambini a condividere le esperienze sul web con la famiglia, come si fa con qualsiasi altra esperienza della vita quotidiana.